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Un territorio a portata di pedale. Basta volerlo.

Perché da noi no?

C’è una storia che inizia nel 2011 con un lungo viaggio in bicicletta, da casa fino a Oslo. Migliaia di chilometri percorsi su due ruote, attraverso Paesi, città e campagne. Eppure, il tratto più pericoloso è stato proprio sotto casa: pochi chilometri tra il punto di partenza e la prima pista ciclabile utile. Un paradosso che racconta una realtà quotidiana: nel cuore della pianura veneta, chi sceglie la bicicletta si trova spesso senza alternative sicure.

La rete ciclabile che da Venezia arriva fino a Mirano si interrompe bruscamente a Santa Maria di Sala. Riprende solo a Borgoricco. Un vuoto, un’occasione persa, una linea spezzata che potrebbe invece unire territori, persone, storie. Una rete interrotta, dove servirebbe solo un po’ di volontà per cucire assieme i pezzi.

L'idea per necessità

L’idea è nata in modo semplice, vero. Un papà ha deciso di mandare i figli in paese attraverso i campi, non per svago, ma per protezione.
Perché la strada principale era troppo trafficata, troppo pericolosa. E allora perché non farlo diventare un gesto condiviso, collettivo, normale?

I cacciatori possono passare nei campi, lo prevede la legge. Perché non anche chi va in bici, chi passeggia, chi accompagna un bambino o un anziano?

Ci sono argini, strade bianche, servitù agricole: vie di passaggio reali, concrete, già esistenti. Trattori e mezzi di manutenzione li attraversano ogni giorno. E se li attraversassero anche le persone?

Non serve sempre costruire da zero. Le ciclabili lungo le strade sono spesso costose, complesse, a volte invasive. Ma le vie nei campi e lungo i canali esistono già. Sono economiche, naturali, sicure, e spesso basta solo aprirle, riconoscerle, renderle accessibili.

In molti casi, non si tratta nemmeno di transitare direttamente sulla servitù agricola o idraulica, ma di realizzare un percorso ciclopedonale parallelo ad essa, come già avviene, ad esempio, nella ciclabile che collega località Tre Ponti a Santa Maria di Sala, costruita a fianco di una servitù di passaggio.

A volte, una servitù regolarizzata o affiancata da un semplice tracciato ciclopedonale può valere più di un grande cantiere. Serve solo visione, collaborazione, e il coraggio di riconoscere il valore di ciò che esiste già.

Il graticolato come risorsa, non come circuito di gara

Il territorio è attraversato dal graticolato romano, una rete di strade rettilinee e veloci che incoraggia le auto a correre, ma non è pensata per i ciclisti o i pedoni. In molti tratti è anche troppo stretta per una vera convivenza tra auto e bici. Non si può più ignorare questo limite.
Eppure le opportunità sono immense. Una rete ciclabile efficace favorirebbe il turismo lento, portando visitatori tra campagne, ville venete e borghi, a pochi chilometri da Venezia. Le attività locali ne trarrebbero beneficio, e il Comune, con un investimento minimo, avrebbe un ritorno importante in termini di vivibilità, visibilità e sostenibilità.
Giovani e anziani oggi dipendono da altri per spostarsi. Un percorso sicuro può restituire loro indipendenza, dignità, autonomia.
La proposta è semplice: unire, non dividere. Aprire, non costruire muri. Usare ciò che già c’è, valorizzarlo, proteggerlo. Perché la bici non è solo un mezzo. È una scelta di civiltà.

E il portafogli?

Va considerato un aspetto spesso trascurato ma fondamentale: la presenza di una pista ciclabile ben progettata accresce il valore economico del territorio circostante.

Quartieri e abitazioni situati lungo percorsi ciclopedonali diventano più attrattivi per famiglie, giovani e turisti, generando una valorizzazione immobiliare concreta.

Dove ci sono percorsi sicuri, accessibili e ben collegati, le case acquistano valore, le attività locali si rafforzano e il territorio si rigenera, anche senza interventi invasivi. Una ciclabile, insomma, non è solo una spesa: è un investimento che ricade positivamente su tutti.

Vuoi darci una mano? Abbiamo bisogno anche di te

Questa petizione non è solo un foglio da firmare. È un’occasione per cambiare il modo in cui viviamo il nostro territorio. Per far sì che bambini, genitori, anziani, lavoratori possano muoversi in sicurezza, senza dover scegliere tra la bici e il pericolo.

È un gesto semplice, ma potente. Scarica il modulo, stampalo e portalo con te. Sul posto di lavoro, al bar, tra amici, in famiglia. Anche solo una firma in più può fare la differenza.

Perché ogni firma racconta una storia, una persona che sogna un paese più sicuro, più verde, più vivo. Non servono grandi sforzi. Serve solo un attimo. Un attimo per credere che si può fare, e per aiutare a costruirlo insieme.

Scarica il modulo, raccogli firme, poi contattaci al 329 2386409 e noi passeremo a ritirare, magari in bici.

Il cambiamento comincia da qui. Da te.

Inquadramento normativo e possibilità di apertura al pubblico transito

La proposta di rendere accessibili vie nei campi, strade arginali e tracciati agricoli si fonda su diversi riferimenti normativi e amministrativi che già oggi ne consentono – in specifici casi – l’uso da parte di pedoni e ciclisti, anche senza realizzare nuove infrastrutture.

1. Servitù di passaggio e uso pubblico

Molti tracciati rurali esistenti (carrarecce, capezzagne, sentieri nei campi) sono soggetti a servitù di passaggio, spesso storiche, per uso agricolo o comunale. In base agli articoli 1027–1054 del Codice Civile, tali servitù possono essere estese o riconvertite anche a passaggio ciclopedonale, se l’ente pubblico o i proprietari riconoscono l’interesse collettivo e la non lesività.

2. Argini di canali consortili o demaniali

Gli argini dei canali, rogge e corsi d’acqua sono frequentemente gestiti da Consorzi di bonifica o dal Demanio. In quanto tali, sono spesso già soggetti a passaggi per manutenzione, e possono essere adibiti al transito ciclopedonale previa semplice convenzione o autorizzazione, come previsto da:

  • R.D. 523/1904 (norme sul regime delle acque pubbliche)

  • Norme regionali di gestione idraulica (es. Veneto: L.R. 12/2009)

3. Strade vicinali e comunali a uso pubblico

Le strade vicinali, anche se formalmente private, sono assoggettate a uso pubblico quando storicamente utilizzate da cittadini per il collegamento tra fondi o centri abitati. Il Comune può riconoscerne l’uso pubblico anche senza esproprio, garantendone la percorribilità ciclopedonale ai sensi dell’art. 3, comma 1, n. 52 del Codice della Strada.

4. Precedenti e casi simili

Numerosi comuni italiani hanno regolamentato il passaggio ciclopedonale su tracciati agricoli, con interventi minimi o nulli in termini di opere. Bastano cartelli, accordi coi frontisti e atti deliberativi per autorizzare la fruizione.

5. Compatibilità con le attività agricole e venatorie

L’accesso ai campi da parte di cacciatori, tecnici agricoli, operatori idraulici è già ammesso in molte aree rurali. Non si propone nulla di più invasivo: si tratta di estendere lo stesso diritto anche ai cittadini, in forma ordinata e regolata, per finalità ambientali e di sicurezza.